L'educazione come chiave della libertà: l'impegno della Chiesa contro le dipendenze

FASANO - Che cos'è la libertà? Com'è possibile viverla? Essere liberi significa fare le scelta giusta? Questi sono alcuni degli interrogativi a cui l'ultimo appuntamento della tre giorni organizzata dalle zone pastorali di Fasano e Fasano sud, presso l'Oratorio del Fanciullo, dal titolo “Un cantiere per la libertà. Ci interpellano le dipendenze?”, ha voluto dare una risposta.

Attraverso le parole di don Roberto Massaro, docente di teologia morale presso la Facoltà Teologica Pugliese, don Michele Petruzzi, parroco e direttore della Caritas Diocesana, don Carlo Latorre, parroco e direttore dell'Ufficio Diocesano di Pastorale Sociale e del Lavoro, il termine “Libertà” ha trovato una propria definizione ed applicazione.

Più che parlare di una singola libertà, sarebbe più opportuno parlare di tre tipologie di libertà: quella da qualcuno o qualcosa; la libertà acquisita per una finalità; la libertà davanti a qualcuno, perché questa rende l'uomo responsabile delle proprie scelte. Cosa da non dimenticare, però, è che la libertà prima dev'essere prima scoperta, e solo successivamente potrà essere pienamente vissuta. Colui che non è libero, perché soggetto a qualsiasi tipo di dipendenza, non è semplicemente un ludopatico, un drogato, un alcolista e quant'altro, è prima di tutto una Persona, che ha un proprio vissuto alle spalle e che ha bisogno di essere aiutato. Questo, infatti, è il ruolo che la Chiesa deve svolgere attraverso i propri mezzi: i centri di ascolto Caritas, le case di accoglienza e i progetti di reinserimento sociale.

La Chiesa ha quindi il grande compito di educare alla libertà perché solo educando sarà possibile vivere in libertà e tramandarla al prossimo e soprattutto a coloro che ne hanno più bisogno. Su queste impronte la chiesa locale ha deciso di muoversi, schierandosi al fianco di chi, per svariati motivi, è caduto nell'oscuro tunnel delle dipendenze.